Editoriale
Andrea Gravano
Caro lettore,
questo nuovo numero di Appunti che hai in mano – se cartaceo – o vedi su monitor – se digitale – è un numero doppio, come avrai notato. La scelta di pubblicare un numero doppio è dovuta, in primo luogo, al fatto che, in questo periodo non facile di pandemia, nel quale il tempo per molti ha assunto un aspetto così marcatamente lontano da quello delle scadenze, del calendario, dell’agenda, per taluni vi sia stato un certo ritardo nella scrittura, un ritardo che si è poi trasferito a tutta la lavorazione di Appunti; per altri, in contemporanea, è stato un tempo in cui una certa re-azione ha portato a una sorta di accumulo di materiali, di idee, di proposte: questo sospeso tempo di produzione ha portato così a un accumulo di testi, a un impasto che, in questo tempo gramo dove il blocco, l’attesa, l’impasse del legame sociale sono sempre alle porte, ci è apparso necessario condividere con te, lettore.
In questo numero, in primo piano troviamo tre significanti: scrivere, leggere e pubblicare; essi, seppur nelle loro particolarità, costituiscono qualcosa di unico, in quanto costitutivi di una terna che ha forti rapporti con la formazione e con la pratica dell’analista. L’analista scrive di teoria, di casi, di psicoanalisi applicata, legge i testi su cui si forma, legge i testi di colleghi, lavora alla pubblicazione dei sui testi o alla pubblicazione di testi che ritiene siano utili per testimoniare della pratica analitica e l’elenco potrebbe continuare, nella disamina del rapporto di ciascun soggetto con la scrittura, con la lettura e financo nel rapporto con la poubellication… Tutto questo non basta, in quanto scrivere, leggere e pubblicare rappresentano tre momenti di lavoro che hanno a che fare con la Scuola, che la riguardano: si scrivono testi per la Scuola, si leggono i testi della Scuola o nati in seno a essa, la Scuola pubblica dei testi… È così evidente che scrivere, leggere e pubblicare divenga una terna emblematica del lavoro di Scuola e – curiosamente, ma non troppo – SLP è proprio l’acronimo di scrivere, leggere e pubblicare! Qui comincia una riflessione su queste tematiche che certo non si esaurirà in questo numero: inizia un’elaborazione che potrà verificare se sia pensabile un matema per cui il lavoro di Scuola sia in qualche modo scrivibile come a(SLP).
In questo numero si inaugura una nuova sezione, denominata Mescolanze, nella quale pubblichiamo due testi che fungono da introduzione/provocazione di futuri contributi che vadano nella direzione del dialogo fra psicoanalisi e arte, letteratura, musica e tutto ciò con/per il quale possa/voglia dialogare lo psicoanalista. In questa sezione, in questo numero, ospitiamo uno scritto di Maxs Felinfer che descrive la sua opera raffigurata nell’Altra copertina: ringrazio l’autore per la concessione dell’opera e per il regalo, inaspettato, dello scritto.
Il numero si apre con un ricordo di Giuliana Grando da parte della Redazione; da parte mia non posso dimenticare l’arguzia e la simpatia di Giuliana nell’avermi introdotto, anni fa, a un inedito rapporto col sapere: gliene sarò per sempre grato.
Al lettore, l’augurio di una lettura serena e insegnante.
